Nel gran polverone del dibattito pubblico che si è sollevato questi giorni intorno al tema della Città 30, crescono polemiche e si fanno largo opinioni che alimentano una cattiva informazione, mentre latitano i riferimenti a dati e studi scientifici. Lasciamo quindi la parola al nostro Edoardo Galatola, esperto in materia e Responsabile della Sicurezza del Centro Studi FIAB, che con una buona dose di ironia ha avviato sulla sua pagina facebook la rubrica intitolata Comitato di liberazione statistica. Perché – come lui ripete – “solo i numeri ci possono salvare”, sia in strada che nelle polemiche da bar istituzionalizzate!

La statistica contro l’informazione tossica

Il Comitato di liberazione statistica è la rubrica di rivolta dei numeri contro le polemiche da bar istituzionalizzate. Gli argomenti del giorno sono: l’Italia che lavora e va veloce contro gli oziosi ambientalisti anti-auto, i limiti di velocità utili solo per sentire gli uccellini, il proclama di modifica del Codice della Strada per fermare l’autonomia dei Sindaci, i controlli di velocità che vengono trattati come le tasse definite pizzo. Si tratta dell’ennesimo impazzimento comunicativo senza sapere di cosa si stia parlando e conoscere il dettaglio dei relativi pro e contro.

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Direttiva del Ministro Salvini, in arrivo una misura per limitare la Città 30

(Dal sito di FIAB Italia)

Il limite del limite. Si preannuncia così la direttiva voluta dal Ministro Salvini, una misura imposta dall’alto che va a contenere la Città 30 riducendo la libertà d’azione degli amministratori locali.

L’obbiettivo dichiarato è quello di chiarire alcuni passaggi ai Comuni che intendono fissare deroghe al limite generale di velocità di 50 km orari previsto per i centri urbani, per cui il Comune deve in ogni caso motivare la deroga. Ad esempio, i limiti di velocità inferiori a 50 km/ora possono essere applicati vicino alle scuole, ai parchi giochi o dove ci sono tratti di strada con frequenza di ingressi e uscite carrabili da fabbriche e stabilimenti. Si richiede quindi alle amministrazioni comunali di evitare qualsiasi fissazione generalizzata di deroghe al limite di 50 km orari nel contesto urbano. Nella nota del Mit leggiamo infatti che “qualsiasi cambiamento di questo tipo risulterebbe di per sé arbitrario, in quanto non consentirebbe di valutare attentamente la pluralità di interessi connessi alla circolazione stradale”.

Il caso di Bologna, dal locale al nazionale

Continua il confronto tra Ministro Salvini e il sindaco di Bologna Lepore. Quest’ultimo si dimostra costruttivo e ottimista nonostante la direttiva abbia di fatto reso vacillante il modello Città 30 applicato ufficialmente dal 16 gennaio e che – come da lui sottolineato – ha portato in dieci giorni a un totale di una ventina di multe (ricordiamo che a Bologna nel 70% delle strade vige il limite di 30 km/h). La questione riguarda anche Olbia e Treviso, che da tempo hanno adottato il modello Città 30.

A farsi avanti contro la direttiva è stata in prima battuta l’associazione Codacons (Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori) che ha annunciato il ricorso al tribunale amministrativo del Lazio per ottenere l’annullamento dei provvedimenti. “La direttiva del Mit in tema di limiti di velocità è sbagliata sotto ogni punto di vista e risulta un provvedimento ingiustificato, abnorme e sproporzionato, una misura meramente ideologica che si scontra con l’esigenza prioritaria di garantire la sicurezza stradale e tutelare l’incolumità dei cittadini” spiega il Codacons. Inoltre col ricorso sarà chiesto al Ministero un risarcimento danni di 500.000 euro per atto illegittimo, da versare al fondo vittime della strada.

La parola ad Antonella Tampellini, presidente FIAB Bologna Monte Sole Bike Group

 “Per strada si percepisce che le persone alla guida delle auto, nolenti o volenti, in qualche modo si stanno adattando velocemente, direi quasi con naturalezza, alla nuova norma. È incredibile come in questo contesto la città sia più silenziosa e a mio avviso quanto più ordinato sia il traffico”. Il racconto è quello di Antonella Tampellini, presidente FIAB Montesole Bike Group di Bologna, a cui abbiamo chiesto le prime impressioni. “I limiti sono generalmente rispettati e si va piano anche nelle strade rimaste ai 50 km/h in quanto per la normativa vigente i cartelli con il limite sono messi solo nelle strade a 30: nel dubbio la stragrande maggioranza dei guidatori di auto, moto e bus vanno lenti”. Non mancano però i segnali di scontento: “Il sondaggio del Carlino o l’iniziativa di Fratelli d’Italia mirata ad un referendum comunale per abrogare la Città 30, dimostrano che una parte della cittadinanza vive questo cambiamento con insofferenza, la stessa che ritroviamo sui social o nelle recenti manifestazioni in piazza dove si sono dati appuntamento cittadini, tassisti e conducenti di auto blu”. Altro aspetto da non trascurare sono i ritardi nella circolazione dei bus legati ai cantieri del tram e alla chiusura di alcune vie del centro per la messa in sicurezza della torre Garisenda, oltre alla cronica mancanza di autisti. Tutti elementi che pur non facendo parte della questione Città 30 incidono sul malcontento.

“Il dibattito è accesissimo ed è arrivato a livello nazionale. Questo secondo noi è il punto cardine: proseguire con la trasformazione “fisica” della città  (con zone pedonali, ciclabili, riduzione delle corsie delle auto…) ricordando nella comunicazione tutti i risvolti positivi della Città 30, dalla salute all’ambiente”.