Città 30, la disinformazione nuoce gravemente alla salute

In questi giorni molti media hanno rilanciato i presunti risultati del forum di The Urban Mobility Council, il think tank della mobilità promosso dal Gruppo Unipol, che si è tenuto a Milano l’8 luglio scorso. Il forum ha trattato tanti temi, ma la maggior parte dei media si è focalizzata sui 30 km/h orari, titolando: “Secondo il MIT col limite dei 30 km/h più inquinamento a Milano”, notizia distorta rimbalzata velocemente sui social, dove un primo equivoco è stato generato dalla sigla MIT, da riferirsi aMassachussets Institute of Thecnology,non al Ministero dei Trasporti.

Disinformazione? Fake news? Pigrizia legata a dare le informazioni senza risalire alle fonti? Malafede? C’è tutto questo nelle notizie sparate in prima pagina dall’ANSA e da altre importanti testate” – afferma Edoardo Galatola, Responsabile Sicurezza del Centro Studi FIAB nonché autore con Andrea Colombo della proposta di legge sulla Città 30.

Chi ha ascoltato il forum (registrazione disponibile a questo link) ha fatto effettivamente un salto sulla sedia, perché negli interventi degli esperti sono state dette cose molto diverse. Quello che più allerta FIAB è la (dis)informazione tossica che avvolge questi temi, la miopia della stampa e l’uso strumentale di informazioni contro la Città 30, costantemente sotto attacco a livello politico ed erroneamente screditata agli occhi dell’opinione pubblica.

Il prestigioso Massachussets Institute of Thecnology – osserva Massimo Gaspardo Moro, coordinatore del Centro Studi Fiab – è stato molto chiaro: con i 30 km/h a Milano si avrebbero meno incidenti e, alla fine, anche meno inquinamento. Sorprende che alcuni media, compresa Rai News, abbiano travisato, quasi forzato l’informazione”.

Ancora una volta, grazie al contributo del Centro Studi FIAB e all’analisi elaborata da Galatola, a suon di dati scientifici, andiamo a fare chiarezza sul tema e cerchiamo di uscire dal gran polverone sollevato intorno a “il caso Milano”.  Un polverone pericoloso che mette a rischio il modello della Città 30 insieme alla salute della popolazione.

Continua sul sito di FIAB ITALIA