Bologna attraverso i secoli. Luoghi d’arte da Medioevo all’Età Moderna

Ritrovo: Piazza Maggiore ore 8.45 con partenza alle ore 9
Guida: Antonella Tampellini

Dal 2004 la FIAB partecipa alla Giornata FAI di Primavera con escursioni in bicicletta ai beni eccezionalmente aperti al pubblico grazie ai volontari FAI che offrono visite guidate gratuite.
Quest’anno visiteremo due importanti luoghi bolognesi, seguendo un percorso semplice alla portata di tutti: Villa Spada, in via di Casaglia 3, e il Padiglione dell’Esprit Nouveau in Piazza della Costituzione 11.
Ecco alcune notizie dei beni che andremo a visitare.

VILLA SPADA

Riaperta in occasione delle Giornate di Primavera 2016, la villa sorge su un preesistente “casino di San Giuseppe da Ravone”, trasformato in residenza di campagna dal marchese Giacomo Zambeccari, che ne affidò il progetto ad un architetto emergente in quegli anni a Bologna, Giovanni Battista Martinetti (1790-95). Alla morte dello Zambeccari la villa fu acquistata dal principe Clemente Veralli Spada (1820); fu sede del comando austriaco nel 1849 e di quello tedesco durante la seconda guerra mondiale, da cui uscì parzialmente compromessa dai bombardamenti. Nel 1964 il Comune di Bologna la acquistò, aprendo il parco al pubblico e destinando, nel 1990, la villa, restaurata dall’architetto Stefano Zironi, a sede del Museo della Tappezzeria. L’edificio a due piani, sorge su uno zoccolo a bugnato liscio su cui poggia l’ordine gigante di lesene tuscaniche. A ovest si innesta un corpo di fabbrica absidato, posto sulla ghiacciaia da neve, destinato a Caffeaus. La sala era riccamente decorata: restano una statua di Zefiro e due medaglioni ovali, opera dello scultore bolognese Giacomo de Maria, autore anche del resto della decorazione plastica dell’interno, mentre quella pittorica è opera di Serafino Barozzi e Filippo Pedrini. Al secondo piano si trovano una piccola sala con decorazione “alla cinese” e una stanza “deliziosa”, decorata da Barozzi, che ricrea l’atmosfera di un berceau con statue, siepi e amorini. Il giardino all’inglese, opera dello stesso Martinetti, presentava una sistemazione a terrazzamenti con statue, di cui rimane l’Ercole di de Maria, e piccoli edifici sparsi di cui sopravvive il Mausoleo del cane.

Museo della tappezzeria

Il reperimento del materiale iniziò nel primo dopoguerra per volontà di Vittorio Zironi, tappezziere di professione e conoscitore di manufatti tessili, che in pochi anni costituì una raccolta di pregio per varietà e qualità dei reperti. La collezione si è poi arricchita di manufatti finiti, come abiti, ricami, disegni, materiali d’archivio e attrezzature per la produzione dei tessuti, quali grandi telai.

PADIGLIONE ESPRIT NOUVEAU

Le Pavillon de l’Esprit Nouveau, progettato da Le Corbusier per l’Esposizione Internazionale delle Arti Decorative di Parigi del 1925 e demolito un anno dopo al termine della stessa, fu identificato dal maestro come punto di svolta nella passi progettuale e “condensatore” degli studi da lui condotti sull’abitare moderno. Esso rappresenta un manifesto dell’architettura moderna del XX secolo in risposta ai problemi connessi alla trasformazione della società da rurale ad industriale: una risposta urbanistica alla ‘nuova città’ per tramite del diorama (rotonda scenica) e al ‘nuovo abitare’ per tramite della cellula abitativa esemplare, accostata al diorama. Nel 1977, Bologna fu protagonista dell’operazione di ricostruzione del Padiglione, già auspicata dopo la fine dell’Esposizione parigina dallo stesso Le Corbusier. La ricostruzione avvenne in occasione dell’apertura del SAIE e della partecipazione della Francia al Salone Internazionale dell’Industrializzazione Edilizia. L’intento fu quello di celebrare il cinquantesimo anniversario de “L’Esprit Nouveau”, rendere omaggio al maestro francese e a ciò che rappresentava una vera e propria lezione sull’abitare. In soli tre mesi, il Padiglione fu riprodotto con l’approvazione della Fondation Le Corbusier, attraverso lo sforzo congiunto della Grandi Lavori di Bologna e degli architetti Giuliano Gresleri e Josè Oubriere. Mentre il padiglione originale è durato solo il tempo dell’Esposizione parigina, la sua replica è tuttora insediata nel quartiere fieristico della città. Negli anni il Padiglione ha ospitato, come sede dell’OIKOS – Centro studi per l’abitare, una vasta attività di ricerca e studio sul tema dell’abitare. Dopo tale esperienza, il Padiglione ha riaperto le porte al pubblico nel 2011 a seguito di un accordo tra Comune di Bologna (che ne è proprietario) e Regione Emilia Romagna.