In questi giorni di reclusione forzata, di grandi preoccupazioni, incertezze, paure, in questi giorni in cui abbiamo dovuto cambiare abitudini, abbandonare le nostre bici in cantina, in cui siamo distanti gli uni dagli altri, possiamo provare a sentirci più vicini condividendo qualcosa delle nostre giornate. Una frase, un breve racconto, un sogno, un’immagine, una poesia. Così anche il nostro sito continuerà a “vivere” e a farci condividere le nostre esperienze. 
Condividilo con noi alla mail antonella.tampellini@gmail.com

Ecco il primo testo aprifila.

“Base Terra chiama Base Terra”  di Marco Frascaroli

Poco più di 20 giorni, poco più di 20 giorni, durante i quali il Covid, ci ha ristretto in casa.

In questo lasso di tempo, sono spesso incorso nel pensiero di sentire questa restrizione, tanto più in quanto avessi dato per scontato la facilità di movimento. Restrizione, per cui, tramite altri, potermi ‘appropiare’ delle visioni altrui, in quei luoghi dove non potevo essere fisicamente.  

Casa, casa mia, appare ai miei occhi come un “laboratorio spaziale”, non una navicella che naviga, ma una stazione spaziale, in orbita.

Eppure siamo su un unico pianeta. “Base Terra chiama Base Terra”.

Non voglio sottolineare come l’umanità sia confinata su un unico pianeta, non sarò il primo ad essermene accorto, piuttosto che al momento attuale e credo ancora per un po’, quando fosse possibile trovarne un altro, proprio abitabile, non saremmo così chissà quanti in grado di farci un salto.

“Base Terra chiama Base Terra” … no, era “Base Luna chiama Base Terra”, come detto in quella serie di film televisivi, … “Spazio 1999” alla metà degli anni ’70. La storia era che là, sulla Luna, era stato approntato un impianto per lo smaltimento di scorie nucleari, a un brutto momento è esploso, proiettando il nostro satellite nelle profondità astronomiche, così chi si trovava là, si è dovuto cercare un altro pianeta abitabile.

Ma non siamo sulla Luna, la nostra base è qui. Sulla Terra. Che è ancora abitabile. Quasi tutta…

Quasi, allora mi viene da considerare, sia insufficiente la quantità di rispetto sparso ‘per le terre’, dove poterla recuperare, funzione a carico del prossimo passante, perché si abbia il piacere di riutilizzarla.

“Base Terra chiama Base Terra”, meglio indirizzare la voglia di vivere, di fare, costruire, in modo più raziocinante, con lo sguardo portato più lontano possibile, per cercare, per riuscire  ad anticipare il futuro, sempre, senza ‘coccolarsi’ su dei risultati favorevoli e preventivando dei possibili rimpalli, dei certi rovesci, senza aspettarsi un rendimento costante. Considerando, per es. che il nostro ‘vaccino’ (visto il momento contingente) migliore si chiama ‘bosco’, che la pratica del distanziamento sociale, sia da praticare anche fra gli animali selvatici, rinunciando a spazi e risorse in quelli contenute, in quelli comprese, per potersi permettere dare uno spazio adeguato per un equililbrato sviluppo delle specie vegetali ed animali, proprio perché siamo solo una specie animale, nella fattispecie qualcuno con le ruote, in mezzo a tante altre indispensabili specie.

“Base Terra chiama Base Terra, … rispondete !!”