“4 maggio, si torna a pedalare” di Giuseppe Lucisano

Sono alcuni giorni che il pensiero si è fatto più frequente. L’idea di sentire le gomme rotolare e i pedali girare. Oggi è il 4 maggio 2020. Tutti aspettiamo questo giorno. Ho preparato la bici da un paio di settimane, pulita e ingrassata per girare al meglio.
Stamattina alla fine ho dormito un’ora in più e sono uscito alle 8.40. Fresco al punto giusto inizio a pedalare verso la val di Zena. Non so fin dove arriverò. Certo non voglio forzare mi dico. Non vorrei tornare con le gambe a pezzi dopo due mesi e più di fermo.
La giornata è di quelle perfette: aria pulita, sole, la luce che avvolge tutto. Mentre vado senza fretta incrocio qualcuno che come me ha potuto iniziare la fase 2 in bici. Lo saluto con un dito, come ho imparato in Scozia, in modo “economico”.Il Trabucco si fa piano piano senza problemi e poi ci sono i saliscendi bellissimi dove la bici corre via. I campi intorno sono puliti. Qui qualcuno ha lavorato e ha curato la sua terra.
A Zena mi fermo un minuto e mentre riparto sento un ragazzo che manda un vocale… “è dura dopo 2 mesi…” Qui comincia il pezzo più bello, la valle si apre, la luce arriva forte in faccia, intorno ci sono prati verdissimi e colline a strapiombo. Ogni volta che passo qui mi dico che dovrei fermarmi per una sosta. Ma anche oggi non lo faccio, da qualche chilometro sto pensando che quasi quasi vado su per l’Arabella. All’inizio mi ero detto che era meglio non esagerare, ma sto bene, il sole splende e ho tempo. Stamattina me la sono presa per me.
Faccio merenda e vado su. La salita è impegnativa ma piano piano si fa anche oggi. Sto pensando a Pahn che 2 anni fa è venuto con me e Lorenzo a Roma e siamo passati di qui. Lui andava al suo passo e le salite le ha superate tutte. Chissà che ricordo si porta dietro di quel viaggio. Per me è stata un’avventura magnifica.
Mentre salgo, come al solito, qualcuno mi supera a tutta velocità io invece mi fermo e faccio una foto. Giusto il tempo di uno scatto da mandare agli amici e per ricordare questa magnifica giornata.
Penso che questi spazi, questa luce, questi prati potrebbero essere ancora più belli…
Questa strada sale soltanto, ma alla fine arrivo in cima. Da qui si vede il Santuario del Monte delle formiche. Mi ricordo di una volta che so sono arrivato e c’era un forte vento, un’altra volta in moto, una volta con la neve e sembrava un mondo a parte.
Quella strada è molto molto più dura. oggi non ce l’avrei fatta.
Mentre mi guardo intorno mi chiedo perché non andare avanti, magari fino al Passo Bibele o Quinzano. Oppure mi faccio un pezzo su questo crinale che sale e scende dolcemente per qualche chilometro.
Mi sembra strano essere qui oggi, troppe cose non sono al loro posto in questi giorni, però questi spazi cancellano i pensieri. Qui lungo la strada ci sono le ginestre in fiore. Sono centinaia e, mentre le guardo e pedalo, vedo una strada mai percorsa. Asfalto nero, nuovo, sale su ripida, guardo la mappa.La strada, saranno 2 km, finisce in un sentiero e poi sembra che arrivi giù a valle. Sulla valle dell’Idice al Molino di Cassano. In pochi secondi penso che la potrei provare, potrei salire in cima e poi vediamo com’è il sentiero che scende. Poi l’idea è una speranza di trovare un sentiero nel bosco. Un sentiero sconosciuto e bellissimo. E vado su. E ci voglio ritornare e mi voglio fermare alla pieve di San Giovanni Battista
Qui sfioriamo i 500 m.s.l.m. e la giornata sta diventando splendente. Finalmente un po’ di sterrato, finalmente una strada non battuta, vado avanti piano piano e scendo un paio di volte a spingere dove la gomma perde aderenza. Il sentiero entra nel bosco, esce. A un bivio intravedo dei ragazzini e sento le loro voci allegre. Il mio sentiero va a sinistra, lo seguo iniziando una ripida discesa a freni tirati. Ho fatto un bel pezzo quando mi trovo dei rami segati nel mezzo, prendo la bici in spalla e proseguo. E poi giù ancora. Altri rami, questa volta sono tanti. Devo proseguire così, a piedi. Sarà meno di un chilometro dalla strada e vado avanti. Più vado avanti più i rami e i tronchi segati aumentano e mi ostacolano il cammino. Ma ormai sono in ballo e non torno indietro. Non ci penso nemmeno. Certe volte, anche in bici, soprattutto quando si esce dalla strada, capitano avventure strane, situazioni che al momento ti portano sconforto ma che poi sono il ricordo principale della giornata.
Oggi il ricordo è stato questo:
Un percorso assurdo che difficilmente rifarei.
Un sentiero ripido che per un chilometro era ricoperto da tronchi e rami e io con le scarpette da bici a fare equilibrismo…
Alla fine incontro i taglialegna. Ho scelto il giorno sbagliato per passare di qua. Ma loro fanno il loro lavoro, li saluto e piano piano scendo a valle.
L’ultimo tratto si fa in sella e attraversa un sottobosco spinoso. Poi, come quando è iniziato, penso che finalmente è finito. Questo sentiero oggi è stato pesante. Mi ritrovo sulla via Cereto che in pochi minuti mi porta sulla fondovalle Idice.
Oggi per fortuna ci sono poche auto, scendo giù veloce, più veloce che posso per levarmi dalla strada e arrivo a Monterenzio dove imbocco la mia ciclabile. Qui c’è sempre qualcuno che corre o pedala. E’ una strada bianca, tranquilla dove venire a respirare. E’ la strada dove sono passato centinaia di volte da solo o in compagnia.
Mi piace arrivare al laghetto, vedere il guado, passare accanto al ponticello (da qui a casa sono 20 minuti nemmeno).
Ultima salitella e finisce lo sterrato… anche oggi non mi è mancato niente o quasi.
Anche oggi ho respirato un po’ di più.