“Primo Maggio 2019” di Fausto Rizzi
Eppure potrei dire che ero contento. Nonostante che per la maggior parte del tempo io sia per un motivo o per l’altro fuori Bologna, lo scorso anno ero riuscito in poco tempo e con tre semplici mosse a triplicare la mia partecipazione alle iniziative del Monte Sole Bike Group. A fine maggio avevo accompagnato Paolo a Prato per la due giorni della FIAB Monte Sole con gli amici toscani e poi a giugno con Angela avevamo finalmente preso parte in tandem al nostro primo Bike Pride bolognese.
Ma soprattutto ero riuscito a non perdermi l’uscita del primo maggio con Oriano. L’anno prima a Monte Sole in tandem per me e per Angela fu una bellissima scoperta. Non Monte Sole che almeno una volta all’anno ci si andava a rendere omaggio ai martiri dell’eccidio. Del gruppo FIAB di Bologna e delle iniziative pensate per il pedale e non solo.
L’anno scorso invece accompagnato dal mio amico Lorenzo e dalla mia orrenda bici da centro città con antifurto incorporato (talmente inguardabile che non se la prende nessuno…appunto per quello me la tengo stretta…) abbiamo passato un bellissimo Primo Maggio sulle tracce di Sante Vincenzi e Giuseppe Bentivogli.
Giornata bellissima, non solo dal punto di vista del meteo, comunque splendido, ma soprattutto per quello che Oriano ci ha regalato sulla memoria della città e di alcune persone in particolare che hanno dato la loro vita, la loro passione e i loro ideali per liberare Bologna e l’Italia dall’oppressione nazifascista; giornata condivisa anche con alcuni amici e amiche della FIAB di Modena.
Io poi ero particolarmente incuriosito perchè si aveva a che fare anche con la memoria dell mio quartiere, la Cirenaica, che ospita le vie di tanti martiri della Resistenza.
Alla fine, arrivati quasi a Borgo Panigale, i ringraziamenti ormai consueti a Oriano e i saluti agli amici e alle amiche che avevano condiviso la mattinata con la promessa che avrei scritto alla FIAB un diario di quella giornata.
Di solito quando dico faccio. Questa volta per tante ragioni mi scappò l’attimo e dopo … era già passato troppo tempo. O così almeno avevo pensato.
Poi c’è stato il COVID19, non è necessario spiegare e dilungarsi sull’argomento. Salta l’appuntamento con il 1 maggio con Oriano e con la FIAB così come tante altre cose. Stando a casa ne saltano fuori altre, che comunque vada, non ci si riesce a stare dietro. E tutto e nonostante tutto tranne la noia. Però il primo maggio a casa mi dispiace un po’ più degli altri giorni, che ormai sono già sette le settimane a guardare il mondo dal balcone.
Così, per tenere sempre vivo il filo della memoria e per omaggiare l’impegno quotidiano di Oriano, della FIAB, ti tutti voi e di noi che ogni tanto riusciamo a esserci, ho deciso di scrivere oggi di un anno fa, del Primo Maggio 2019 sulle tracce di Sante Vincenzi e Giuseppe Bentivogli, guidati con affabilità e competenza da Oriano.
Ci ritroviamo al mattino in Piazza Maggiore mentre ci sono i preparativi per la manifestazione dei Sindacati. Siamo una quindicina. Tra me e me mi sarei aspettato qualcosa in più. L’occasione per me è ghiotta, direi riuscendo finalmente ad esserci, imperdibile.
Ma è pur sempre vero che la giornata è magnifica e chi ne vuole approfittare per una pedalata più impegnativa, beh, è uno dei giorni migliori che ha regalato la primavera per poterlo fare. E poi ci sono delle giovani presenze alla prima uscita, un bel segnale per la memoria democratica della città e anche per le due ruote bolognesi.
Il percorso prima si svolge in città sui luoghi dove si organizzava la resistenza a Bologna, prima in Vicolo dell’Orto, dove inizia il racconto della giornata e si inizia a raccontare di Giuseppe Bentivogli, ricordato in quel luogo da una targa insieme a Paolo Fabbri; poi in Piazza dei Tribunali e ancora in Via San Petronio Vecchio. E quello me lo ricordo bene. Di fronte alla finestra dove si organizzava la resistenza bolognese ci ho abitato io (senza saperlo naturalmente) al mio arrivo a Bologna e per ben due anni memorabili. Proprio di fonte a quella finestra lì. Io sopra di un piano a dire la verità. E gli amici e le amiche di Bologna di Via San Petronio Vecchio sono tra le persone che frequento in città ancora oggi.
Ma le sorprese per me sono appena iniziate.
Nuovo spostamento all’interno dei cortili del Sant’Orsola e poi attraversiamo via Massarenti e siamo in Cirenaica.
Di nuovo a casa mia, penso. Quella vera, però, per lo meno da 25 anni a questa parte. In Cirenaica, si diceva, la maggior parte delle strade sono dedicate ai martiri caduti della Resistenza. Non la mia via, una delle poche a non esserlo, e lo dico con un po’ di rammarico…non ho nulla contro Oreste Regnoli, un avvocato e politico romagnolo sicuramente non reazionario, anzi, visto che già a metà dell’Ottocento si batteva per la parità tra i sessi (ad esempio…) però, visto che c’eravamo, avrebbe aggiunto un altro po’ di orgoglio resistente a un posto che amiamo molto.
Con Angela abbiamo scelto casa lì, quella casa lì, perché era di un bel mattone rosso bolognese e poi perché la finestra della cucina, dava, e ancora dà, sulla mitica Osteria da Vito, e soprattutto direttamente su Via Paolo Fabbri, 43, l’altrettanto e ancor di più mitica casa di Francesco Guccini. Ora, nonostante che Guccini non la abiti quasi più, e che l’Osteria da Vito sia diventato il posto per le feste di laurea, soprattutto le più becere, e che ci arrivino anche i bus da 54 posti che non si sa neanche come facciano a non incastrarsi tra i bagolari e le macchine parcheggiate, ci piace sempre molto abitare in Cirenaica. Manca ancora un mese poi insieme con tutto il ’condominio’ di Via Regnoli (3 numeri civici, 9 abitazioni) festeggeremo tutti insieme i cento anni della casa. E insieme con la casa i 90 anni della signora Luisa che è nata lì e sta ancora al numero 11. La festa l’abbiamo chiamata Centenaica! Che poi abbiamo scelto di abitare lì anche perché chi ce l’ha venduta era veramente molto molto simpatico. Un personaggio anche lui, Tortonesi…
Mi sa che sto divagando…
Dunque si diceva, casa mia fa angolo con Via Musolesi, il comandante Lupo della Brigata Garibaldi, da una parte Via Palmieri, e all’altro angolo via Sante Vincenzi, appunto, e poco più in là, a correre in parallelo, via Giuseppe Bentivogli.
Oriano, mentre pedaliamo tranquilli per il quartiere in assoluta assenza di traffico, introduce anche una figura fondamentale per tutta la storia che sta illustrando quel giorno, e non solo: Ilio Barontini.
C’è anche quella, la via dedicata a questa figura storica con una biografia talmente bizzarra e per me straordinaria; in ogni caso, se non unica, abbastanza rara. A conoscerne anche solo dei pezzi, ti pare impossibile che un uomo da solo e a quei tempi abbia fatto tutte quelle robe lì. Inutile descriverle ora ma per chi non le conosce e anche per chi vuole solo ripassare, consiglio di andarsele un po’ a (ri)scoprire.
Ci andiamo, in Via Barontini, quasi in fondo dove il quartiere finisce sulla ferrovia e quasi sotto il ponte di San Donato. E lì Oriano inizia a srotolarci la immaginifica biografia di Ilio Barontini, e delle tante cose che fece. Che poi, facendone tante, di cose, e facendone anche un po’ di tutti i colori, non tutto gli riuscì proprio bene, bene. Anche a Bologna proprio in quei giorni, stando a quello che ci raccontò in modo come al solito preciso e dettagliato Oriano.
‘A Barontini c’è anche un bel murales che gli hanno dedicato alcuni abitanti del quartiere’ suggerisco. Nessuno sembra conoscerlo. Ci andiamo davanti, è pochi metri più in là. E’ da molti anni che è lì. Per molto tempo è stato il passatempo di alcuni imbrattatori neanche tanto sconosciuti. Poi gli autori del murales, d’accordo con gli abitanti della Cirenaica, lo hanno rifatto per l’ennesima volta, questa volta però proteggendolo con una vernice speciale ‘anti-vandalismo’. E da allora sta lì. Senza conoscerne bene la storia ho sempre pensato che era particolare come omaggio: con quei riferimenti tropicali che mi sono sempre parsi fuori luogo: su fondo ocra, quello del muro che lo ospita, ci sono partigiani combattenti, fucili, occhiali da sole, palme. Un’iconografia non molto consueta per la lotta partigiana. Oriano finisce di descrivere le magnifiche e meno magnifiche gesta di Barontini, tutte comunque abbastanza clamorose comunque la si voglia vedere. Io allora abbozzo la storia del murale per quel che ne so. Poi a un certo punto si apre il portone a fianco del dipinto. Noi ci spostiamo per fare uscire il proprietario, automunito, pensiamo tutti. Invece è Maurizio. Siamo davanti a casa sua, il muro sul quale è stato dipinto il murales e il muro esterno del suo giardino; ci ha sentiti parlare, del dipinto e di Ilio Barontini. E’ preparatissimo su entrambi gli argomenti e la mattinata così si arricchisce di altri contributi, aneddoti e nuove storie.
Io sarei praticamente rimasto sempre lì, davanti a Ilio Barontini, con accanto Oriano, Lorenzo e gli altri amici di quella bella giornata. Però abbiamo ancora altri luoghi da visitare. Arrivano i saluti e i ringraziamenti nostri a Maurizio, che fino a quel momento conoscevo solo di vista.
Maurizio, a sua volta incuriosito dal gruppo a pedali, ci chiede chi siamo: siamo della FIAB di Bologna. Monte Sole Bike Group. E’ ciclista anche lui. Due volte contento. Gli strappiamo la simpatica promessa di un futuro tesseramento. Si sarà poi associato? Mi sono sempre dimenticato di chiederglielo.
Da lì ripartiamo, percorriamo in bici via Bentivogli per andare in Piazza Trento Trieste, luogo dell’appuntamento fatale per entrambi i nostri due eroi del giorno. La sera del 20 aprile 1945, poche ore prima che Bologna fosse resa libera, Sante Vincenzi e Giuseppe Bentivogli vennero prelevati da chi bene non si è mai saputo e ritrovati alle prime ore del mattino, in via Caravaggio, tra l’Ospedale Maggiore e Borgo Panigale, orrendamente trucidati, come purtroppo ci narrano tante memorie della Resistenza partigiana.
L’ultima tratta del percorso va appunto da Piazza Trento Trieste a Via Caravaggio. Per arrivaci attraversiamo la ciclabile del Velodromo, beata ignoranza la mia. Anche questo pezzo mi mancava della città. Che prima c’era un Velodromo e che ora c’è un bel parco. Conoscevo il parco, non l’esistenza del Velodromo. Quante cose che si imparano a pedalare in compagnia!
In via Caravaggio, davanti alla lapide, si chiude il racconto di Oriano. Ci si saluta. Gli amici della FIAB di Modena sono i primi a partire. Devono prendere il treno.
Per ognuno di noi, credo, si apre un mondo di curiosità e cento sono le nuove domande e molti i pensieri in quella bella e calda mattina di maggio: chi ha ucciso Sante Vincenzi e Giuseppe Bentivogli? Cosa sarebbe successo se la Liberazione di Bologna non fosse avvenuta in sordina, se non si fossero fatti andare via i tedeschi così e se ci fosse stato invece l’assalto finale insieme o forse prima dell’arrivo delle truppe alleate? Quei tedeschi che da Hitler avevano ricevuto l’ordine di non abbandonare la città così come invece fecero e di combattere fino all’ultimo uomo? Un massacro per la città di sicuro. Meno morti per il resto delle campagne emiliane devastate poi dalla ritirata di un esercito ormai disperato, forse. E così via.
Il racconto del 1 maggio di un anno fa sarebbe finito qui. Ciononostante, siccome non ho la precisione e la conoscenza storica di Oriano, oltre a scusarmi per tutte le inesattezze e le imprecisioni che posso aver detto e scritto di quel giorno e non solo, e per chi fosse interessato, allego qui sotto la storia della morte di Sante Vincenzi e Giuseppe Bentivogli presa dalle schede sulla memoria della città resistente della Biblioteca SalaBorsa.
Quel che è certo, e me ne sono reso conto mano a mano che scrivevo, è che a un anno esatto di distanza da quella mattina mi accorgo che i ricordi dei luoghi e dei racconti ascoltati sono rimasti ancora molto forti e molto vivi in me. Merito soprattutto di Oriano, grande guida (in tutti i sensi!), merito probabilmente anche della bella giornata. Merito certo della bella compagnia. Merito sicuramente della bicicletta, che pedalando, come ben sappiamo, le cose si imparano meglio e restano di più in testa. Questo per lo meno è quello che credo e che penso.
E allora. Torneranno questi tempi e questi momenti Di questo ne sono certo. Anzi certissimo!
Ps: domani 4 maggio si può iniziare a pedalare. A distanza, con mascherina ma soprattutto con prudenza. Andiamoci piano!!!!
La morte di Sante Vincenzi e Giuseppe Bentivogli
La sera del 20 aprile i partigiani Giuseppe Bentivogli e Sante Vincenzivengono catturati in piazza Trento e Trieste.
Il molinellese Bentivogli (1885-1945, nome di battaglia Liberel), già attivo protagonista delle lotte contadine del primo dopoguerra, era stato confinato a Ponza nel 1926. Dopo l’8 settembre ’43 era tornato a dirigere il movimento socialista in Emilia e ad organizzare la Resistenza per conto dei socialisti.
Vincenzi era l’ufficiale di collegamento tra il CUMER e la Divisione partigiana “Bologna”, latore, tra l’altro, dell’ordine di insurrezione.
La mattina della Liberazione i corpi dei due dirigenti partigiani sono ritrovati straziati dalla parte opposta della città, in via Saffi.
La matrice fascista della morte di Bentivogli e Vincenzi sarà messa in dubbio, nel dopoguerra, da chi riterrà che gli Alleati avessero interesse ad impedire l’insurrezione armata dei partigiani e la loro occupazione della città prima delle forze Alleate.
Per altri invece si tratterà di un clamoroso caso di “violenza resistenziale”, frutto delle profonde lacerazioni, da tempo in atto, tra la componente comunista del movimento e quella socialista riformista, vittima di altre morti sospette (Floriano Bassi, Luciano Proni Kid, Paolo Fabbri).